La priorità è sostenere l’Asia con una locomotiva euroamericana
Di Carlo Pelanda (4-11-2008)
La crisi finanziaria, pur grave, è meno preoccupante di quella strutturale in atto nel mercato globale. Per la prima le cose da fare sono piuttosto chiare e le capacità di capitale per tamponare le falle appaiono disponibili. Il credito riprenderà, pur lentamente. Ma l’America è stata scossa al punto da richiedere un periodo non breve di riequilibri sistemici, dai tre ai cinque anni, in cui certamente tornerà a crescere, ma non tanto da trainare l’economia mondiale come ha fatto negli ultimi 60 anni. Per il resto del mondo ciò significa rischio elevato di deflazione strutturale perché non c’è una locomotiva in grado di sostituire quella americana in tempi brevi. La priorità di scenario è individuare dove sarà nel mondo l’impatto più grave, inteso come focolaio di destabilizzazione complessiva, allo scopo di capire tipo e scala dell’azione necessaria per il riequilibrio.
La crescita
statunitense resterà negativa o debole per tre trimestri. Ma anche se ripartisse prima è difficile, per le riparazioni sistemiche
necessarie, che lo farà con una ripresa dei consumi tale da reggere grandi
volumi di importazione. Ciò significa che nel prossimo
triennio tutte le nazioni dovranno bilanciare con più crescita interna
la riduzione di quella generata direttamente o indirettamente via esportazioni.
Nel 2007
Carlo Pelanda